«Giulietta, figlia dei Capuleti. Avete un minuto?»
E così Giulietta telefonò all'agenzia matrimoniale, dopo
aver fatto un salto nel tempo, per chiedere un consiglio riguardo la sua
tragica situazione con Romeo.
Si abbandonò in un flusso ininterrotto alla signorina,
tanto paziente, che dietro la cornetta non si stupì di sentire quel nome: molte
donne si celavano dietro lo pseudonimo più usato da sempre, ma era ignara che
questa volta fosse di fronte alla vera e propria Giulietta Capuleti.
«Ecco, dunque, perdonate il mio impaccio, ma non sono
pratica di questi così strani mezzi di comunicazione... Il fatto è che mi son
tempo addietro innamorata di un giovinotto di buona famiglia. Ahi, cosa ne
sarebbe di me se ora il mio buon padre sentisse queste mie parole, voi non lo
potete immaginare! Sì, insomma, Vi stavo dicendo che il mio cuore s'è ormai da
tempo incantato dietro l'audacia e la bellezza di questo detto Romeo. Sapete,
Madonna, è realmente un buon partito e non me ne vogliate se vi dico che è un
Montecchi. Lo so, Vi prego non mi biasimate, lo so che appartiene a quella
famiglia che tante disgrazie e ostilità ha portato alla mia, ma so anche che
Voi non esiterete a comprender che alle leggi del cuor non v'è vera legge, solo
gesta fatali che nemmeno Dio o il Destino possono impedir. Dietro quel battito
è tutto in realtà così complicato, non credete? Un giorno tutto fila liscio, si
va a spasso a far compere con la balia, a cena con i parenti, a passeggiare, a
cacciare e quello dopo s'incontra l'amore più grande e sbagliato d'ogni tempo.
No, non riesco a capire, signorina, per quale nefando motivo doveva succeder
proprio a me. Che male ho meritato per cader nelle trame di quel Montecchi,
quando mille altri uomini aspettavano già da un po' la mia mano? Per esempio,
c'era quel tale a cui mio padre m'aveva destinata, un certo Paride, l'avete mai
sentito? La sera del celebre ballo, che mi condusse a innumerevoli rovine,
dovevo cedere alle sue lusinghe e convincermi che il mio destino sarebbe stato
fra le sue braccia. Eppure arrivò quel matto d'un Romeo, con i suoi occhi
profondi e la sua mano delicata, a rapire il mio cuore e ad accecarmi fino alla
morte. Ci fu concessa una sola notte d'amore, una misera e indelebile notte, in
cui ci amammo come mai prima, con i cuori sornioni per l'ammirabile gioia! E
poi l'esilio e dopo le erbe di Frate Lorenzo. Oh povera me pietosa, se solo la
missiva fosse giunta in tempo al mio Romeo, quanti dolori ci saremmo
risparmiati, quanta vita assieme ci saremmo potuti offrire. E invece, Fato che
non ci ha guardato in viso, ha voluto che nel gioco traditore della menzogna ci
perdessimo! Prima lui, ingannato dalla mia illusoria morte, poi Paride, ultima
vendetta del mio amato e infine io, sconfitta dalla sfortuna di un amore
irrealizzabile, vinta dall'irrimediabilità della sfortuna mi son provocata la
morte. Sapete, prima di salir al cielo, mi hanno consigliato di passare qualche
dì qui da voi, in questo stranissimo secolo, non sia mai che il mio Primo
Padre, Signor Shakespeare, non si ravveda un giorno a scriver magari un finale
diverso per le Giuliette che nell'avvenir darà alla luce. Vi chiedo, dunque, se
c'è una qualche soluzione che si potrebbe immaginare per noi umili e così
sbagliati amanti. Lei lo sa, Signora?».
Così parlò la povera Giulietta, affranta dalle lacrime,
cercando di far fronte a un dolore che la storia non le toglierà.
Ma la signorina al di là della cornetta, ora
particolarmente stupita dalla stranezza di quella cliente, così verosimile a
quella Giulietta , la cui vicenda l'era nota solamente per il teatro, ora
rispose in tutta calma e dolcezza. Iniziò a parlare dopo alcuni istanti,
immaginando che la ragazza stesse usando una strategia di metafore per
descrivere la sua storia.
Ah, si disse, anche la critica letteraria doveva
fare, ora! E così parlò...
«Mia cara Giulietta, intanto non disperare e dammi pure
del tu, non vorrai mica farmi sentire vecchia con questo Voi? Credo che il tuo problema
stia nella negazione, mia cara. Negazione dell'amore, negazione dell'istinto,
negazione della volontà. Giulietta è solo il simbolo di un'enorme impotenza, di
un amore che si è subordinato alle convenzioni, che non è stato abbastanza
forte. Cambia volto, piccola Giulia, impara a farti conoscere per la tua
determinazione. Tu ami Romeo? Lo vuoi tuo? Allora alzati e corri da lui, senza
nasconderti, senza fare di voi un segreto. Non c'è nulla di clandestino, non
c'è nulla che voi non possiate combattere e vincere. Se insieme imparerete a
essere una cosa sola, se riuscirete a dare il giusto valore al vostro
sentimento, lo riuscirete a innalzare sopra ogni difficoltà. La famiglia è
qualcosa che oggi non vi può più bloccare! La tradizione, lo so, gioca dei
brutti scherzi. Le abitudini, i valori, i tabù sono così complicati e sembrano
indistruttibili, ma la differenza fra vincere e perdere sta tutta in un No. No alla paura, no alla
menzogna, no alla debolezza. Prendetevi per mano, amatevi fino in fondo, non
con i baci o con i corpi, ma con quella simbiosi che solo gli amanti veri
possiedono, quell'empatia che farà di voi una forza invincibile e che vi
condurrà lontano, a sconfiggere persino la morte, lasciandovi in un sentimento
eterno. Non cercare vie parallele o secondarie, ti porteranno solo ad
accumulare errori ed equivoci, che vi distruggeranno, uno dopo l'altro, lenti e
inesorabili. Lascia stare gli inganni, le erbe, le strategie, non ne hai più
bisogno! Sai, i tempi sono cambiati. Pur con fatica, noi donne ci siamo
guadagnate una figura nuova. Se lo vogliamo veramente, possiamo essere indipendenti, in tutto: nel
lavoro, nella famiglia e nell'amore. E tu devi spezzare quel legame materno e
paterno che ti lega all'approvazione di qualcun altro diverso da te stessa.
Dimenticati di questo, pensa alle tue volontà, dà loro il valore che meritano.
Datti importanza, sii consapevole delle tue aspirazioni, delle tue priorità.
Non rimanere sul balcone ad aspettare Romeo, sii tu a scavalcare la siepe e
fuggire dalle costrizioni di coloro che non ti lasciano libera di essere te
stessa, amati e amare il resto del mondo!».
«Pronto? Mi sente, ancora? Che Dio vi protegga, Signora,
per le vostre parole non posso esprimere adeguati ringraziamenti. Parlate bene,
tutte le fanciulle come me dovrebbero dedicare un attimo del loro tempo ad
ascoltare il vostro parlare, così illuminante. Sapete, ci saranno altre
Giuliette che moriranno di amori impossibili, perché lo sapete meglio di me che
questo è un sentimento che può contrapporsi alla vita, talvolta. Ma capire il
proprio cuore, come dite Voi, dar lui ascolto non ci farà che migliori e più
forti. Che il cielo vi assista, Madonna. Per me si è fatto tardi, a rivederla
dunque!».
Giulietta riattaccò commossa, quelle parole le erano
sembrate qualcosa di così nuovo, da esser quasi incomprensibile. Forse che
quella gentile signorina non volesse intendere che le donne devono imparare a
vivere l'amore, piuttosto che subirlo? A vivere di esso, anziché morirne?
Giulietta si dissolse piano con una gran confusione in testa e anche la
signorina dell'agenzia riattaccò con perplessità.
Continuava a ripetersi che quella non poteva essere stata
davvero Giulietta Capuleti, ma sicuramente una bravissima attrice, perché mai
come in quella telefonata si era sentita partecipe della storia di quella
donna. Non saprà mai che quella era veramente Giulietta Capuleti, ma per un
attimo si immaginò di trovarla nella scrivania accanto, a collaborare con lei
in favore della serenità di altre donne. Perché un'esperienza come la sua non
poteva che aiutare moltissime altre Giuliette a capire cosa fosse l'amore,
oggi. E una chiacchierata ancora, magari davanti un caffè, non le sarebbe
dispiaciuto, pensò.
Approfondire una prospettiva nuova, forse avrebbe aiutato
quella Giulietta addolorata a vincere il dolore e la morte.
Ma per quel giorno, la signorina dell'agenzia se ne andò
soddisfatta.
La Giulietta che era in lei aveva accennato un sorriso.