domenica 17 febbraio 2013

«Roghi» - In ricordo di Giordano Bruno

 
«Dovrebbero spontaneamente suonare da tutti i campanili
le campane nolane di tutto il mondo per ricordare il triste
giorno della morte di Giordano Bruno».

Così parla Filippo, protagonista di «Roghi», il nuovo libro di Franco Zizola. Esattamente 413 anni fa, Giordano Bruno veniva bruciato vivo come eretico. Uno dei tanti ucciso per mano della Chiesa, uno dei tanti messo a tacere dal braccio umano di Dio.

 Ma il rogo non è stato in grado di incenerire anche il pensiero di Giordano Bruno che «aveva indagato, indagato, osservato, sottoposto il sacro mistero all’esame della ragione, aveva acceso il fuoco della ragione e tutto il medioevo suo si era incendiato come fosse paglia. Lo avevano condannato alla solitudine».

Franco Zizola ci accompagna in un excursus storico dei peggiori anni di oscurantismo della Chiesa, di cui uno dei punti più bassi è rappresentato proprio dalla tortura e dall'uccisione di Giordano Bruno con la violenta morte al rogo.

Zizola ci mostra passo passo l'affinità tra passato e presente, ci mostra come siano cambiati i mezzi ma non i fini, come il potere dato agli uomini dalla Chiesa possa generare l'opposto di un umano-divino. Un'analisi della realtà che parte da molto lontano per arrivare ai giorni nostri, passando per orrori, abusi e prepotenze che ancora non ci siamo lasciati alle spalle.


«Riferirono: “Nel 1948, a Fontane di Villorba, piccolo borgo di campagna, non lontana da Trivigi piccola Atene bombardata, anche don Casimiro Potente, mentre indottrinava per la comunione bambinette di sette anni, sentì il membro suo irrigidirsi e, assalito da turpi irrefrenabili voglie sataniche, subito le trascinò dietro la cattedra, per catechizzarle al meglio”.
“Colpa di Satana, che gli irrigidì il membro, non di don Casimiro prete potente!”
I genitori che osarono parlare, denunciando don Casimiro, furono svergognati dall’altare, come maledetti comunisti che osavano infangare il santo prete, vero uccel di Dio. Maledetti!”».

Franco Zizola non è nuovo a questi temi che già aveva avuto modo di sperimentare nel suo «Ruber Palus. Palo Rosso»  in cui troviamo il protagonista Tommaso scagliarsi contro  l’intransigenza dell’arcivescovo Florit, la funzione politica di CL, la disonestà dei preti di paese scrocconi e promiscui («troietta mia cara, te me costa massa, però, consolatio pretorum, se gratis me la darai, ego te absolvam a peccatis tuis!».). 

Concitate letture dal ritmo veloce, quasi teatrale in grado di coniugare la ricerca storica e l'analisi del presente, incalzate dal sarcasmo satirico di Zizola.