lunedì 14 maggio 2012

«INDAGINE SU GIULIETTA E ROMEO» Il racconto per il concorso Indagine su Giulietta di Luca Trovato


“Un brutto affare…” l’appuntato Priami scuoteva la testa guardando il suo superiore.
Come dargli torto? Il maresciallo Tosi sapeva che in quelle condizioni fare la professione del Carabiniere diventava un macigno. Distolse lo sguardo dai fogli che stava compilando e guardò la scena per cui stava lavorando: un incidente stradale mortale sulla via provinciale.
“La moto non ha colpe –diceva piangendo il camionista- La colpa è mia…solo mia… un colpo di sonno!”
“Valuteremo con gli accertamenti sanitari –rispose il maresciallo Tosi- Bisogna stabilire se, per caso, ha bevuto un bicchierino di troppo…”
Il camionista rimase sorpreso, guardò con sguardo attonito il militare per poi scoppiare a piangere di nuovo.
Non doveva essere stata una bella esperienza.
La dinamica era semplice: la moto viaggiava tranquilla verso l’esterno della città mentre il camion veniva dalla parte opposta. Ambedue avevano le luci accese, dopotutto era mezzanotte.
Una calda notte estiva che era diventata ancora più calda.
Il sangue per terra era rimasto testimone dell’accaduto e forse sarebbe stato un monito per il futuro prossimo: attenzione!
“Il camion ha perso il controllo… ancora bisogna stabilire come mai è successo… e quei due poveracci sono morti…speriamo che non abbiano sofferto!” l’appuntato sicuramente pensava ai figli ormai grandi e ai pericoli che li circondavano.
“Tra poco avremo il compito più duro…dirlo alle famiglie…” al maresciallo non era mai piaciuta questa parte del servizio. Quando qualcuno perdeva la vita bisognava avvertire i familiari.
Le persone apparivano sorprese solo dalla sua presenza, poi ansiose e infine, quando finalmente venivano messe davanti alla realtà, disperate.
Al maresciallo non piaceva questo compito ma qualcuno doveva pur farlo.
“Abbiamo i documenti di quei poveri ragazzi?”
“Diciassette anni marescià –l’appuntato stava sicuramente pensando ai suoi figli- Forse frequentavano la stessa scuola dei nostri figli…chissà…”
I militari dell’altra pattuglia si avvicinarono al superiore:
“Tra poco viene il carro attrezzi per la moto –avvertì uno dei due- la mettono nel deposito dove rimarrà sotto sequestro… il camion deve aspettare un po’… ci vuole un carro attrezzi più grosso…anche lui in magazzino!”
Il camionista si avvicinò al quartetto dei militari in modo sconsolato scortato da due paramedici.
“Possiamo andare via? La richiesta di analisi ce l’abbiamo…poi le faremo sapere” l’uomo coinvolto abbassò la testa imbarazzato. Il maresciallo lo scosse dolcemente per le braccia:
“Stia tranquillo signor Lorenzo Frati… sono solo atti dovuti. Io le credo che non abbia bevuto o peggio che non sia drogato… poi dopo l’aspetto in caserma. Verrà raggiunto all’Ospedale da una pattuglia.”
I tre si congedarono e l’ambulanza se ne andò mestamente verso il pronto soccorso.
“I mezzi sono sistemati –elencò il superiore ai suoi uomini che annuivano- i testimoni sono stati sentiti…le misure sono state prese… dopo, appena avremo i risultati dall’ospedale, concluderemo in ufficio… i corpi dei due ragazzi sono stati rimossi dopo aver avvertito il magistrato… direi che abbiamo fatto tutto!”
“Marescià –disse ironicamente l’appuntato Priami- manca il compito più brutto…”
Tosi deglutì rumorosamente, guardò negli occhi il suo dipendente e gli fece un cenno:
“Dai, leviamoci questo dente amaro…”
Salirono sulla macchina di servizio e si diressero verso la casa della prima vittima:
“Giulia Capulenti… via Verona n.14.”
Arrivarono subito. La casa distava pochi chilometri dal punto del sinistro stradale.
Vista l’ora i padroni di casa rimasero spaventati e sorpresi.
Il maresciallo, una volta aperta la porta di casa e trovatosi davanti a quelle due persone che ancora non si erano completamente svegliate, cominciò con una domanda classica:
“Siete i genitori di Giulia?” da qualche parte doveva pur cominciare.
I due annuirono, la madre si girò verso una porta chiusa e la indicò:
“È in camera…sta dormendo. Strano che non si sia svegliata…”
I due militari si guardarono imbarazzati.
“Signora…può accertarsi che Giulia stia dormendo?” forse era meglio assicurarsi che quel corpo martoriato fosse della figlia di quelle due persone svegliate nel cuore della notte.
La madre si allontanò titubante, bussò alla porta prima di entrare ma non ottenne risposta. Guardò i tre uomini rimasti sull’ingresso e si decise ad aprire uscendo subito dopo:
“Giulietta non c’è!”
Probabilmente in casa usavano questo diminutivo anche se ormai la ragazza non era più una bambina.
“Quel maledetto ragazzo le ha fatto perdere la testa –sbottò il padre di Giulia- e questi due signori in casa nostra sono la prova…”
“Che vergogna –si lamentò la madre- i Carabinieri in casa nostra…cosa ha combinato?”
“Mi state dicendo che la ragazza è scappata di casa?” il maresciallo rimase sorpreso.
Il padrone di casa si ricompose e fece accomodare i due. Il sottufficiale pensò fosse meglio parlare da seduti anche perché prima o poi avrebbe dovuto dare la notizia.
“Giulietta è una figlia modello –raccontò il padre- la sua vita era racchiusa nelle sue tre principali attività: scuola, dove andava benissimo, ballo, andava ogni giorno alla scuola di danza, e chiesa, faceva parte dell’azione cattolica…”
“Faceva?” Tosi sottolineò il verbo passato usato dal signor Capulenti.
“Si…faceva…” sospirò la madre di Giulia. Il padrone di casa fulminò con lo sguardo la moglie per poi continuare il racconto:
“Noi la vedevamo sempre chiusa in casa e abbiamo insistito a farla uscire…a frequentare i suoi coetanei… e arrivò quel giorno della festa in maschera!”
“Festa in maschera?” il maresciallo si sentiva un po’ in colpa per non aver detto immediatamente cosa fosse accaduto ma era diventato curioso come la sua professione consigliava di esserlo.
“La festa in maschera dove ha conosciuto quel meridionale…quel Romy…”
“Romy Montecci…” fece eco l’appuntato ricordando l’altro coinvolto nell’incidente.
“Lo conoscete? –esclamò il signor Capulenti- Non mi sorprende…lo sapevo che quello era un delinquente!”
“Lo conosciamo perché sua figlia e questo ragazzo hanno avuto un incidente stasera!” l’appuntato aveva parlato senza rendersi conto di aver detto loro il motivo della visita.
La donna sprofondò sul divano con lo sguardo assente e, appena incrociò gli occhi del maresciallo, capì che la figlia non c’era più.
“Mi spiace…” aggiunse Tosi. Spiegò loro cosa avrebbero potuto fare e la dinamica dell’incidente. Fece le condoglianze e guadagnò l’uscita a tempo di record. Appena fuori respirò profondamente: non gli piaceva proprio dare queste notizie.
“Ehi marescià –Priami sembrava quello a cui la storia non faceva effetto- andiamo dai genitori del ragazzo deceduto? Piazza William Shakespeare nr.3…”
 “Andiamo…” il maresciallo rimase pensieroso.
A casa del ragazzo capirono subito che fosse successo qualcosa.
La madre si strinse in un abbraccio doloroso con il proprio marito appena i militari dettero loro la brutta notizia. Cercarono di concentrarsi sulle parole del maresciallo che spiegava loro la dinamica dell’incidente e chi ne era coinvolto.
“L’amava veramente…” mormorò il padre del ragazzo guardando la moglie. Si fece forza nella sua disperazione e spiegò ai militari:
“Romy era un ragazzo dolce e molto sensibile. Rifiutava di essere un bullo come molti dei suoi amici… ma cercava di cambiarli. Ma una volta ha fatto a pugni…a scuola…. Con un ragazzo di nome… come era il suo nome amore?”
“Baldo… nome curioso e difficile da dimenticare…” rispose la donna.
“Somiglia a Tebaldo, il cugino di Giulietta….” Sussurrò l’appuntato sentito solo dal suo superiore.
Il signor Montecci continuò il racconto:
“Aveva conosciuto Giulia ad una festa… scherzavano sempre sul fatto che i loro nomi somigliavano a quelli di Romeo e Giulietta… e anche i cognomi…strano caso, vero? Ma il padre di lei non voleva questa unione, diceva che Romy non era un bravo ragazzo…che la stava rovinando… Ho sbagliato anch’io a dargli ragione visto che cercavo di convincere mio figlio a lasciare quella ragazza…”
“E così sono scappati…” aggiunse il maresciallo. Si stava delineando la storia dei due ragazzi.
“Colpa nostra –aggiunse la madre- Noi siamo siciliani e, da giovani, abbiamo fatto la fuitina…sa cos’è maresciallo?”
Il militare sorrise e recitò come leggesse:
“La fuga di una coppia di giovani aspiranti coniugi dai rispettivi nuclei familiari di appartenenza, allo scopo di porre le famiglie di fronte al "fatto compiuto" e inducendole a concedere il consenso per le nozze dei fuggitivi…sono meridionale anch’io…”
“Probabilmente volevano farla anche loro visto che ambedue le famiglie erano contro la loro unione…” le parole del padre echeggiarono amare e piene di pentimento.
“Mi spiace –replicò il maresciallo Tosi dandogli una pacca sulla spalla- Ormai è inutile ripensare a ciò che avete fatto…il fato ha deciso per loro…”
Mentre tornavano verso la caserma per finire la compilazione degli atti il maresciallo guardò il suo autista:
“Poveri ragazzi –commentò- hanno avuto dei nomi simili a quelli dei due protagonisti del dramma di Shakespeare… forse avrebbero dovuto immaginare che sarebbe finita con la loro morte…”
“Troppe somiglianze –disse ironicamente Priami- non mi meraviglierei che il miglior amico di Romy si chiamasse Mercuzio…anche se sarebbe strano chiamare uno così…”
Il maresciallo ricambiò il sorriso. Dopotutto sapeva che loro combattevano il dispiacere della morte, con cui avevano a che fare spesso, con l’ironia. Pensò a quei due ragazzi, al destino infame che li aveva raggiunti. Pensò alla loro felicità che speravano avrebbe preso il posto dei problemi che cercavano di lasciare dietro la strada che percorrevano.
Giulietta e Romeo erano morti.
Loro avrebbero potuto rimanere insieme per l’eternità.

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