“Giulietta, Giulietta, vieni a mangiare, è
pronto”
“No mamma, non adesso, più tardi caso mai”
“Come più tardi? Ormai sono giorni e giorni che mangi pochissimo, dici sempre così: più tardi, più
tardi, dopo, dopo… Scaldo e riscaldo il cibo e lo ritrovo quasi intatto nel
piatto. Non so più cosa cucinarti che ti possa piacere”.
Dopo pochi minuti che a Giovanna sembrarono
un’eternità, con voce stanca e quasi lontana, Giulietta le rispose: “non ho appetito da qualche tempo, è
vero, però poi mangerò qualcosa”.
“Ma
non vedi come ti sei ridotta? Irriconoscibile, smagrita, pallida, non esci
quasi mai se non per andare a scuola e poi stai sempre chiusa in camera tua,
dici che studi, devi impegnarti per la maturità, non rispondi al telefono se non alla tua amica Arianna. Se
continui a rifiutare gli inviti
ed ogni contatto che non
sia strettamente collegato alla scuola, rischi di perdere le tue amicizie”.
Nessuna risposta questa volta. Giovanna non
sapeva più come trattare questa amatissima figlia. A volte cercava la via della
dolcezza, dell’accondiscendenza, altre volte cercava di scrollarla, smuoverla
da quella specie di apatia che vedeva chiaramente la stava piano piano
attanagliando. In preda all’angoscia, continuò questo strano botta e risposta, decidendo
istintivamente di usare il tono di
una mamma alquanto severa e determinata a farsi ubbidire
“Devi nutrirti di più, il mangiare è come la benzina per
l’auto, se non metti il carburante la macchina si ferma. Non puoi andare avanti
così e neppure noi. Non ti accorgi di quanto stiamo soffrendo nel vederti in
queste condizioni? Finirai per
ammalarti e noi con te. Vuoi forse diventare anoressica? Già avevi voluto
dimagrire l’estate scorsa perché quel ragazzo, come si chiama più, ah, quel
Romeo ti aveva detto che avevi qualche chilo di troppo. Ora è sparito. Non
telefona e non ti scrive da diverse settimane. Tu l’hai cercato ed il suo
cellulare sembra un disco che s’incanta e ripete: non è raggiungibile. E’ tutta colpa sua! Già mi è sempre
stato antipatico, subito, la prima volta che l’avevo visto ed ora è partito, > in cerca di
fortuna<, dice lui, perché era stufo di fare qui il precario vita, per me
invece è un perdigiorno. Poteva almeno tentare di cercare lavoro in qualche
agenzia interinale, ci voleva soltanto un po’ di pazienza, di spirito di
sopportazione ed ora tanti precari prima o dopo li regolarizzano. Invece no,
niente da fare, cosa si è messo in testa lo sa soltanto lui! E’ un bel ragazzo,
è vero, adesso ha l’aspirazione di entrare nel giro dello spettacolo e crede di
poter in qualche modo sfondare in questo mondo che appare dorato dal di fuori,
ma ci vuole altro per avere successo, oltre al talento ci vuole tanta, tanta
fortuna! E’ andato ripetutamente a Roma, a Milano, provini su provini, prima
per entrare nella Casa del Grande Fratello, poi ha tentato la carta di Amici,
ma è stato sempre scartato. Sai quanti ragazzi come lui ci sono in giro al
giorno d’oggi? Ora è partito
per Stati Uniti, tramite un suo amico emigrato da qualche anno a New York, gli è stato promesso un provino per l’eventuale scrittura in
un musical a Broadway ma secondo
me forse farà la comparsa in film di sottordine”, magari in quelli a luci
rosse”.
“Mamma per favore non mi dire queste cose, mi fai stare ancora peggio. Romeo
per me era tutto: il sole, il mare, il cielo, con lui ero felice, mi sembrava
di volare nel vento come un aquilone ”
Allora Giovanna corse ad abbracciarla con le
lacrime agli occhi. “Perdonami Giulietta”. Era già un po’ di tempo che non la stringeva fra le braccia
come quando era bambina e rimase impressionata dal sentire praticamente ben
palpabile, non le braccia, il corpo tornito di un’adolescente, ma l’ossatura
quasi fragile di una persona già avanti con gli anni.
Senza aggiungere altro, con le lacrime agli
occhi, decise che era il momento di prendere delle decisioni drastiche: aveva
già riferito segretamente al medico di famiglia questa situazione anomala ed il
dottore, con le dovute cautele era venuto a visitarla quando aveva accusato i primi
malesseri che l’avevano costretta a non recarsi neppure a scuola. Per qualche
giorno aveva accettato di assumere vitamine, un ricostituente. Si era sforzata
di mangiare qualche cosina in più, ma era stata un’apparente breve ripresa. Giovanna pensò che
adesso doveva assolutamente fare
in maniera di portarla da uno specialista prima che la situazione peggiorasse
ulteriormente, pur se Giulietta si era rifiutata quando ne
avevano discusso Anche suo marito era molto preoccupato, era legatissimo a
questa figlia, la piccola di casa, la sua dolcissima Giulietta. Da quando aveva
conosciuto questo Romeo era stato un susseguirsi di vicissitudini. Non era solo
un fattore di naturale gelosia per
questo ragazzo che, riteneva di aver capito,
aveva fatto diventare donna la
“sua bambina” fino allora ingenua, spontanea, quasi timida, ben diversa da
tante sue coetanee, già smaliziate e spesso sfacciate. Si, lo doveva ammettere
non aveva nutrito troppo simpatia per questo ragazzo straniero, anche se ormai
praticamente trapiantato in Italia da alcuni anni. In effetti non si chiamava
Romeo, bensì Rashid. Era stato proprio Mario quasi scherzando a ribattezzarlo
Romeo quando Giulietta l’aveva portato a casa per farlo conoscere, però Mario
era ancora un po’ all’antica e pensava:
“moglie e buoi dei paesi tuoi” e poi, era rimasto ancor più perplesso ed
ostico quando lo aveva visto in
spiaggia con parti del corpo ricoperte da
diversi strani tatuaggi che francamente detestava, così come i piercing.
Giulietta, scherzando lo aveva quasi preso in giro dicendogli “ma papà in che
mondo vivi? Sono di moda, praticamente quasi tutti i giovani ne hanno più di
uno, anzi anch’io vorrei farmi disegnare un cuoricino con le iniziali G.R.”
A
quelle parole avrebbe voluto rispondere bruscamente, però decise di evitare
discussioni che potessero peggiorare la situazione. Aveva sperato che questa
storia finisse presto, che fosse un’infatuazione, invece si era reso conto che
malauguratamente non era così.
Quando Romeo era partito aveva tirato un sospiro di sollievo, non
immaginando che invece per Giulietta sarebbe stata una tragedia, soprattutto
ora che da diversi mesi non ne aveva notizie.
Il mattino successivo Giulietta ebbe un malore,
non si reggeva sulle gambe, la debolezza per la carenza di cibo incominciava ad
evidenziarsi e quello che riusciva a deglutire, se andava in bagno poco dopo,
si capiva che non sarebbe stato digerito….I genitori, spaventatissimi
chiamarono immediatamente il 118, ed il medico del Pronto Soccorso, dopo la visita,
ne decise il ricovero immediato.
Purtroppo quello divenne l’inizio di un calvario di entrate ed uscite da
un ospedale all’altro, con flebo di nutrimento e cure varie che facevano
illudere in una ripresa, ma, senza il suo “Romeo”, Giulietta aveva perso la
voglia di vivere.
Giovanna e Mario, disperati, cercarono allora di
reperire gli amici ed i genitori di questo ragazzo, con la
speranza di riuscire a contattarlo per spiegargli la drammatica situazione e
convincerlo a ritornare, anche momentaneamente, fiduciosi ed illusi che per
Giulietta, ormai purtroppo allo stremo, sarebbe stato forse l’input, l’unica
cura per farla riprendere.
Non fu un’impresa facile, tuttavia riuscirono a
rintracciarlo e Romeo, addolorato, sommariamente spiegò che le cose non erano
andate come previsto, si era trovato in difficoltà, arrangiandosi in qualche
modo ed aveva preferito lasciare Giulietta, piuttosto che tenerla legata ad un
girovago come lui, ma l’amava sempre, non l’aveva mai dimenticata. Promise che
avrebbe racimolato i soldi necessari per prendere subito il primo aereo
disponibile.
Dopo una settimana si recarono all’aeroporto ad
aspettare Romeo. Erano affranti, purtroppo avrebbero dovuto dargli una
terribile notizia…, Quando finalmente arrivò l’aereo volo 1523, si alzarono per
prepararsi all’incontro, ma tra i passeggeri ormai tutti sbarcati, stranamente
non videro Romeo. Cosa poteva essere successo? Qualcuno prima di loro l’aveva
avvertito? Non lo seppero mai….
Anoressia, discriminazione e altri mali del nostro tempo....grande Anna....
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