mercoledì 15 maggio 2013

«Roghi: Considerazioni sull’ opera di recente pubblicazione» di Alessandro Pipino



Franco  Zizola, illuminista del nostro tempo, con il suo ultimo libro Roghi non si contraddice mai, i suoi sentimenti, i suoi interessi sono sempre rivolti a ridar voce a personaggi che, nei periodi bui della storia, hanno sfidato le Convenzioni, le Culture, le Religioni imperanti, i Dogmi religiosi, non prodotti dalla Ragione, ma da una fede imposta, e per questo motivo furono considerati eretici dalle gerarchie ecclesiastiche, perseguitati, torturati, condannati nei Tribunali. Essi pagarono con la vita le loro intuizioni e le loro convinzioni profonde, vittime della imperante tirannide sacerdotale e del Tribunale dell’Inquisizione, Strumento creato dal potere religioso di allora, per annientare le voci profetiche del dissenso, voci che avrebbero potuto disorientare e far riflettere il gregge dei fedeli e indebolire il potere Teocratico e di condizionamento della Chiesa.

Il nuovo libro di Franco Zizola, come  tutte le sue opere precedenti, non è da leggere tutto di un fiato, ma da assaporare a piccole dosi per comprendere fino in fondo i riferimenti  storici e letterari, per afferrare gli inconsueti raffronti con il tempo presente e cogliere gli specifici significati che arricchiscono l’essenza dell’opera.

L’ autore, come consuetudine nelle sue opere, intrattiene un ipotetico dialogo con il Dio Momo, figlio del sonno e della notte, Dio del riso, della maldicenza del sarcasmo, della trasgressione, cacciato dall’ Olimpo perché scherniva anche gli Dei.

Tra le note spicca anche l’originale filosofia di Franco Zizola È più importante amare il prossimo tuo, non offenderlo, non torturarlo, che amare l’Essere Perfettissimo, incorporeo e invisibile Signore del Cielo e della  terra, il lontanissimo Dio dell’astrazione, perché Dio sta nel prossimo tuo, Dio è l’uomo”. Parole forti, inconsuete, inquietanti, che dimostrano il profondo e naturale amore verso l’Umanità sofferente, e sotto  la scorza apparentemente indifferente dell’ Autore emerge  un autentico sentimento cristiano.

Nel testo appaiono anche personaggi perseguitati per la loro fama  letteraria non allineata ai canoni dell’epoca, che sfidarono la cultura del loro  tempo come il Boccaccio, condannato all’indice per la sua commedia umana e soprattutto per aver raccontato l’intelligenza delle donne, vere protagoniste, femmine e madonne licenziose aristocratiche e popolari, padrone della loro vita , non bambe non grulle  sopportate dal Dio maschio. Nelle sue novelle vivono corpi di uomini e di donne intelligenti, immerse nella vita, che non ama gli stolti”.
Se la storia l’ avessero scritta le Donne, come sarebbe stato diverso e non ci sarebbero state guerre folli per uccidere i loro i figli.

L’eroico furore di Giordano Bruno prorompe nell’appello agli umani:
viviamo immersi nella notte buia privata di luna e di stelle,
non spegnete le fiaccole, non lasciate vincere il buio della notte,
è  fatica grande cercare umana  verità, la verità non può essere donata da altri, soltanto le pecore seguono passive il pastore”.
In tempi terribili e tristi, che fortunatamente appartengono al passato, emergono le distorsioni della malintesa Fede Cristiana, che animava i frati inquisitori nella violenta caccia ai presunti eretici Cristus vincit,Cristus regnat, Cristus imperat. Più eretici infedeli ammazzerete, più si apriranno le porte del Paradiso.

Lenta e faticosa è la conquista della verità, ognuno la deve cercare da solo.

La lettura del libro di Zizola va fatta lentamente, con grande attenzione, per poter cogliere i riferimenti teologici, storici, mitologici, letterari che sono indispensabili alla comprensione del testo e per capire le varie interconnessioni tra gli argomenti trattati nell’opera e i suoi risvolti culturali.

Nel libro sono descritti anche episodi di vita vissuta dall’autore, la sua permanenza in ospedale per controlli al cuore fiacco e un confronto vivace con il cappellano dell’ospedale. Un viaggio a Napoli e a Nola, ove ebbe i natali Giordano Bruno, per documentarsi di persona e osservare dal vivo le memorie ancora esistenti, l’ambiente  fonte di ispirazione, dove il filosofo iniziò i suoi studi giovanili, prima di peregrinare in tutte le più famose Università dell’Europa rinascimentale, da dove innumerevoli volte venne cacciato.

Nel testo vi è anche un’invettiva dell’autore alla Repubblica Serenissima di Venezia che, tradendo la millenaria  tradizione di ospitalità agli esuli perseguitati, consegnò, senza alcuna giustificazione, Giordano Bruno nelle mani del tribunale dell’Inquisizione del Papato di Roma.

Appaiono nel testo affermazioni ampie e ardite, ma anche voci discordi dei posteri, alcuni dei quali lo giudicano verboso, confuso, oscuro, come vedesse ogni cosa avvolta nella tenebra utilizzando espressioni misteriose, delle quali egli stesso non intendeva il senso, riconoscendogli tuttavia che, in seguito, molti padri dei nuovi sistemi scientifici dovranno a lui le intuizioni con le quali avranno successo.
 
Dell’autore compaiono domande inquietanti:
Ai poveri appartiene il regno dei Cieli. Perché non si accontentano?
Perchè noi Cristiani tutti d’occidente fuggiamo la povertà?
Perché non credono alla promessa di Dio e non sorridono alla loro sofferenza che apre le porte del Paradiso?
Se tutto si gioca in vita, trascorsa nel bene e nel male, è inutile pregare per i morti, non esiste nessun riscatto tra la morte e la Resurrezione.

L’Inquisizione viene rievocata nel nostro territorio anche  per la caccia alle Streghe, puttane del Diavolo, maledette, tutte da bruciare o lapidare. Perché questo odio verso la donna instrumentum diabuli, se Dio stesso ha avuto bisogno di una donna per nascere?

Emerge il giudizio dell’autore: Di Giordano Bruno hanno voluto bruciare il pensiero, perché non si limitava come tutti a criticare i costumi dissoluti dell’Immacolata Chiesa, ma investiva la Dottrina, sulla quale tutto il castello loro si reggeva.

Nel testo appaiono delle originali e inconsuete considerazioni dell’autore sulla natura umana, in cui emerge il suo leopardiano pessimismo.

La credulità  fu sempre una qualità inseparabile dal volgo.
La fortuna non può rendere nessuno migliore. Il Creato è luogo di dolore e di morte, è continua mutazione, continuo tormento”
Sul Purgatorio: “grande ed economica invenzione, nata nel dodicesimo secolo per rimpinguare le casse di Pietro.

Numerosi personaggi storici vengono citati nel testo, Erasmo da Rotterdam, Pietro l’Aretino, Ignazio da Loyola, Tomas de Torquemada, Ario, Pietro da Morrone, Hus, Arnaldo da Brescia, Domenico Scandella detto Menocchio, Paolo Sarpi, Galileo Galilei, Savonarola ed altri ancora.

Un’attenta e approfondita lettura di questo libro non lascerà certamente indifferente il lettore esigente.