martedì 4 settembre 2012

«Desiderio» il racconto di Serena Zampolli per il concorso "Indagine su Giulietta"


Scuola elementare “G. Crollalanza” di Verona Classe 4° B

Compito di italiano

Consegna: Scrivi un testo continuando la frase “Se potessi esprimere tre desideri vorrei …”

Se potessi esprimere tre desideri, vorrei un animale. I miei genitori mi comprano tutto quello che voglio, ma questo animale non si trova nei negozi. Si chiama "clamidoforo troncato". Lo conosco perché è in un libro che c'è nell'ufficio del mio papà. Ci vado il venerdì dopo danza, siccome è il giorno libero della balia, ma non è che papà può smettere di lavorare solo perché ci sono io e allora mi fa scegliere un libro dalla libreria e io posso sedermi sul divano e leggere. L'Enciclopedia degli Animali è il mio libro preferito. Ci sono tutti gli animali del mondo! Il clamidoforo è il mio preferito perché è pelosino, grigio e rosa e ha un musetto intelligente. Se lo avessi, sarebbe il mio migliore amico.
Il secondo desiderio lo userei per la balia. Lei mi piace tanto e ci passo un sacco di tempo. Secondo me alla mia vera mamma un po' dispiace che passo più tempo con la balia che con lei, però penso che è anche colpa della mia mamma perché non è mai a casa! La balia è sempre sorridente e è stata triste solo quando Susanna, che era la sua bambina, è morta. In questo periodo è triste di nuovo perché suo marito è ammalato. Lui è simpaticissimo e quando ero piccola mi faceva sempre gli scherzi per farmi ridere. Allora il mio secondo desiderio sarebbe che il marito della balia guarisce.
Il mio terzo desiderio è che io posso controllare il tempo. Vorrei che il tempo fosse sempre come quando ti diverti e mai come quando ti annoi. Così potrei farlo andare veloce quando faccio tutte le cose noiose, come lezione di pianoforte, e farlo andare lento quando faccio le cose che mi diverto, come quando la balia mi racconta le favole delle principesse che alla fine vivono felici e contente.

Giulietta Capuleti




Cara Susanna,
vorrei che tu rimanessi bambina per sempre. Vorrei avere il potere di fermare il tempo e poterlo bloccare adesso, che hai nove anni. Vorrei non dovessi crescere mai. Perché così non conosceresti mai il dolore.
La vita è crudele, Susanna. E’ dolorosa. Le persone ti feriscono, ti umiliano, fingono di amarti per ottenere da te qualcosa per loro. Lo devi sapere, bambina mia, lo devi sapere adesso che sei ancora in tempo per salvarti.
L’innocenza e la speranza che sono in te adesso verranno calpestate e uccise, come è successo a me. Io non voglio che questo accada. Io non voglio che anche tu debba soffrire come ho fatto io. Ho solo ventitré anni e ho già una figlia e un matrimonio fallito alle spalle. Mi sento una vecchia. Non fare i miei stessi errori, Susanna. Non bruciare le tappe. Quando avevo solo tredici anni ho incontrato il mio primo amore e ho lasciato che mi consumasse.
Ero stata cresciuta senza affetto. I miei genitori erano figure piatte di una scenografia familiare. A malapena mi parlavano. Desideravo disperatamente essere amata. Il mio desiderio era polvere da sparo e tuo padre Romeo era il fuoco. Quando ci siamo incontrati, l’esplosione è stata potente, ci ha inghiottiti entrambi e ha lasciato il vuoto dietro di sé. Tutto è stato raso al suolo.
Per lui avevo perso la ragione. Sono scappata di casa, mi sono sposata di nascosto con dei documenti falsi, ho minacciato la mia famiglia di ammazzarmi se non avessero riconosciuto il matrimonio e siccome non mi credevano ho cercato di avvelenarmi. Alla fine hanno ceduto, anche perché tu eri già dentro di me, mio piccolo tesoro, e loro temevano anche per la tua vita.
Ti hanno sempre amata più di quanto avessero amato me. Non ne ho mai capito il motivo, ma ne sono sempre stata felice. Attraverso te ho scoperto l’amore vero, puro. Completamente diverso dall'amore folle per Romeo.
Sono stata una stupida. Avrei dovuto capire subito chi era. Dalle prime volte in cui era tornato dal lavoro con addosso l'odore di un'altra donna. Avrei dovuto capirlo dal trasporto che ha avuto con me, dopo avermi vista solo una volta. Avrei dovuto capirlo vedendo che tipi erano i suoi amici, sempre pronti alla rissa, maleducati. Alla prima volta che la vedeva il suo migliore amico aveva avuto il coraggio di prendere in giro la mia cara balia, che per me era come una madre. Avrei dovuto apprezzare quella volta in cui mio cugino Tebaldo finì in tribunale per averlo insultato. Ma io ero cieca. Per me Tebaldo era solo una testa calda che aveva iniziato la rissa. Lo disprezzavo. Romeo non voleva battersi e io pensavo “Che animo gentile...”.
Scema! Mille volte scema! Aveva solo paura. E’ sempre stato un debole. Già da ragazzino gli piaceva crogiolarsi nella sua tristezza, farsi compatire, chiudersi in camera, sbarrare le finestre e giocare a fare il depresso. E i suoi genitori preoccupati a chiedersi cos’avesse. E’ solo un’egoista! Ecco la risposta. Pensa solo alla propria felicità. E se non ottiene quello che vuole, fa i capricci.
Le persone che mi volevano bene, poche a dire il vero, cercavano di farmi capire che di Romeo non potevo fidarmi, ma io non capivo. “Mi ha sposata!”, dicevo. “Io sono sua moglie! Non una delle tante”. Non dimenticherò mai cosa mi rispose Tebaldo una volta. “Perchè sei una Capuleti! Per uno orgoglioso come lui sai che vanto essere riuscito a sposare la figlia del proprio nemico? Averla messa incinta e allontanata dalla famiglia? Tu sei l’elemento debole, Giulietta, non te lo dimenticare”. Non gli ho più rivolto la parola da quella volta.
Scusami, Susanna, mi sono fatta trasportare. Ma è talmente forte la mia paura che tu debba soffrire quello che devo soffrire io che voglio che questa lettera, così com’è venuta fuori, senza correzioni e ripensamenti della ragione, arrivi nelle tue mani. Voglio che tu la legga. Tu sarai più intelligente di me. Tu non farai come la tua stupida mamma, tu non ti farai spezzare da un uomo. Non perderai il rispetto di te stessa a causa sua. Tu crescerai forte e indipendente.
Ti voglio bene, piccola mia. Tanto.

tua mamma Giulietta

Alla mia adorata figlia che oggi compie quattordici anni,
Oggi è la tua giornata, quindi ti chiedo di perdonarmi se nelle prossime righe parlo di me. So che non dovrei, ma c’è un motivo. Questa lettera serve ad accompagnare un’altra lettera, che trovi in una bustina più piccola dentro questa busta. Tipico della tua bizzarra mamma rendere complicato anche qualcosa di semplice come un biglietto di “Buon compleanno”...
Quella seconda lettera l’ho scritta cinque anni fa. Stavo svuotando la casa dei nonni per la vendita. Per caso ho ritrovato un mio quaderno delle elementari e ho riletto un tema che avevo scritto quando avevo nove anni. Era un tema sui desideri. Vedere scintillare di fronte a me l’innocenza della bambina che ero stata, e sapere cosa l'aspettava una volta cresciuta ... Ho provato molta pena per quella bambina. E quel sentimento è diventando la lettera che ti allego. Mi ero messa in testa di dartela quella sera stessa, perché tu la conservassi come monito. Volevo renderti complice del mio dolore e del mio odio per il mondo. Poi, quando sono venuta a prenderti a danza, tu eri luminosa, felice della tua lezione e non ho avuto il coraggio di rovesciarti addosso tutto il veleno che quella lettera ed io contenevamo. L’ho conservata come un monito, ma per me stessa. Ora che hai l’età che avevo io quando sono diventata adulta, è il momento che tu la legga.
Non sono più la persona che l'ha scritta, ma lei è parte di me.
E' come avessi vissuto due vite, ma non c'è stata una "rinascita". Odio quella parola da romanzo new age, perché implica una morte. Io non sono mai morta. Sì, c’è stata una fine. Quando ho divorziato da tuo padre è finita una fase, ma non la mia vita. Io non sono morta.
Capire che non ero morta, ma viva è stato faticoso. Capire che continuavo ad esistere con tutti i miei ricordi e riuscire ad accettarmi con tutti i miei sbagli è stato molto difficile.
La lettera che leggerai l’ho scritta in un momento in cui odiavo profondamente me stessa. Forse qualcuno potrebbe pensare che non è saggio che una madre riveli alla figlia il dolore che nella vita si può arrivare a provare e che lei ha provato. Ma io voglio che tu conosca quanto più possibile l’animo umano.
Una volta un professore all’università disse che la letteratura non fornisce risposte ai grandi interrogativi della vita, ma da accesso alle risposte che altre persone prima di noi hanno maturato. Fa in modo che la nostra ricerca non riparta da zero.
Ecco perché voglio che tu legga le mie parole. Perché tu non debba ripartire dall’inizio. Per il tuo compleanno, ti regalo un pezzettino di percorso.
E non ti preoccupare, so perfettamente che leggere questa lettera e “sapere” il dolore non ti proteggerà del tutto. So che, in futuro, anche tu commetterai degli errori.
 Ti prometto che non me ne laverò le mani dicendo “Te l’avevo detto”. Ti sosterrò comunque e sarò pronta ad abbracciarti quando ne avrai bisogno.
Buon compleanno, chicco di senape.

Mamma Giulietta

1 commento:

  1. Il racconto è scritto bene e in maniera molto intelligente. Meriterebbe di fissarsi nero sul bianco della carta. Complimenti Serena.

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