Apre gli occhi. Sonno.
Che maledetta ora è? Devo studiare. Per fortuna i miei sono fuori casa. Prende
il Blackberry, che è sempre vicino al comodino. E’ mezzogiorno, l’ha svegliata
la vibrazione del messaggio: “Amore stasera Capuleti fa un concerto.. andiamo?”
A Giulietta piacciono i concerti. Ma… quel cretino di Paride cosa ne capisce di
musica? Si ricorda ancora l’ultima volta che avevano litigato perché voleva
convincerla a votare per il “best dj in the world” (ripensandoci la sua
reazione era stata probabilmente esagerata). Giulietta spesso si chiedeva
perché stesse ancora con lui, quando non lo sopportava più. Probabilmente aveva
solo paura di cambiare l’unica parte tranquilla della sua vita, peggiorandola
ancora di più. Il grande problema della sua generazione: immobilità, incapacità
di cambiare. “Bo, andiamo Pari” Invece di studiare cazzeggia al computer. Giunta
l’ora di uscire svogliatamente va a prepararsi, due colpi di spazzola al
caschetto rosso. Prima di lavare i denti mangia una merendina. Si guarda allo specchio. “E’ inutile
che ti lamenti che sei bonzetta, mia cara Giulietta, se poi ti ingozzi.” Ricorda
quando nel camerino di H&M aveva avuto per la prima volta l’orribile certezza
che il suo sedere avesse perso la battaglia contro la forza di gravità. Ma la
guerra non è ancora finita!
Il concerto sembra
carino… saluta gli amici. Quanto è scemo Paride con i suoi occhialetti da
secchione? Eppure è così bravo a scuola. Si stacca da lui con la scusa di
andare a prendere qualcosa da bere, meditando che lo deve lasciare. Arrivata al
bancone chiede una birra media, doppio malto. Si guarda intorno e vede gente
già un po’ brilla, sono solo le dieci. A volte pensa se sia sempre stato così, se
anche un tempo si beveva per divertirsi, per curare quel senso di vuoto che c’è
dentro di ogni adolescente, o se prima era solo un dolce accompagnamento al
divertimento. Persa nei suoi pensieri si dimentica quasi della birra che il vecchio
barista butterato le sta porgendo.
Beve qualche sorso. Non ha voglia di tornare dal Pari. Per allungare i tempi di
ritorno tira fuori una sigaretta. Come al solito non trova l’accendino nella
borsa e si diletta in mosse da contorsionista nella ricerca. “Accendino?” La
voce non le è familiare. Alza lo sguardo e vede un ragazzo che le sorride. E’
carino e le porge un accendino colorato. “Ho appena comprato questo accendino..
figo eh? Sembra uno zippo ma è un fake.” Le accende la sigaretta. Giulietta si
chiede se lui ci stia provando. Lo trova interessante, molto interessante. Accende
anche lui. Parte “Song 2”,dei Blur. Giulietta in quel momento capisce che se
non riesce a uscire dal suo guscio potrebbe perdere le speranze di conoscere
quell’individuo interessante. Le parole le escono come da sole “Ti va di
ballare?” Lui la guarda beffardo, la prende per la vita e vanno verso il palco.
Si agitano al ritmo della musica. Un po’ la birra, un po’ l’adrenalina ha
dimenticato tutto ciò che di spiacevole c’è nella vita. Si avvicina e lo bacia.
Lui ricambia. A un certo punto si ricorda di Paride. Non può trattarlo così. Deve
lasciarlo. E questo sconosciuto che bacia con tutte le regole chi è dunque? Non
le importa chi sia, nel momento in cui le sue labbra hanno sfiorato le sue è
certa di amarlo e che quello sia il suo vero amore. Ma deve andare, non può
stare lì. “Ascolta, devo andare. Dimmi il tuo nome così ti aggiungo su Facebook”
“Romeo Montecchi.”
“Ho visto che ti sei
fatto la rossa, eh?” esclama Benvolio “e Rosalina, il tuo grande amore? Non
eravamo venuti a questo concerto pacco per vederla?” “Rosalina non ha nulla a
che spartire con questa ragazza.” Nonostante fosse stato un bacio fugace Romeo
era certo di avere trovato la donna della sua vita. Era sempre stato un tipo
sentimentale.
Giulietta lascia
paride esattamente 20 minuti dopo il bacio con Romeo. Gli parla freddamente e
schiettamente. Non erano fatti l’uno per l’altra, avrebbe dovuto capirlo prima.
Probabilmente stava con lui per avere una specie di punto di riferimento nella
sua vita incasinata. Paride pianse. Giulietta non credeva che ci sarebbe
rimasto così male. Arrivata a casa accende il pc e la prima cosa che fa è
cercare Romeo su Facebook...eccolo! Aggiungi agli amici! Lo spia un po’. Una
notifica: Romeo Montecchi ha scritto qualcosa sulla tua bacheca. Sussulta. E
ora cosa ha scritto questo? “Mi piaci. voglio rivederti.” Lei gli risponde per e-mail “Sei pazzo a scrivermi
in bacheca? Vedranno tutti!” “Che vedano.” La conversazione continua, si
rivelano quanto si piacciono e quanto sarà eterno il loro amore.
La mattina dopo viene
svegliata dalle urla dei suoi genitori. Erano tornati. “Giuliettaa! Cosa hai
fatto al povero Paride??” “L’ho lasciato. Non mi rendeva felice.” “Ma cosa ti
viene in mente? Era un ottimo partito!” Giulietta capì che sarebbe stato un
altro pretesto per gli episodi di violenza che avvenivano in casa. Sua madre, maniaco
depressiva che rifiutava di curarsi, e suo padre, stimato bancario violento in
famiglia, erano un mix letale per una vita serena. La scenata fu più peggiore
del solito. Rimediò un bel po’ di lividi accompagnati dalla solita sensazione di impotenza. Finalmente
riuscì a uscire da quella casa. Prese dei risparmi e qualche vestito. Doveva
andarsene, mollare tutto e andarsene..
Un messaggio su WhatsApp:
è Romeo. Vuole vederla.. ma come fa a presentarsi così? Piena di lividi? Con
gli occhi ancora gonfi di lacrime? Ma pensando che sia l’unica persona che
vuole vedere in quel momento, lo raggiunge. Lui la guarda e capisce che
qualcosa non va, le chiede cosa succede. All’improvviso Giulietta racconta. Racconta
tutto quello che ha vissuto, per la prima volta. Racconta delle violenze, dei
lividi, del sangue, delle lacrime, del rancore, della paura ,dei silenzi, delle
grida…e Romeo ascolta. Ascolta come mai ha ascoltato nessuno in vita sua. Alla
fine si abbracciano. Lui decide di dirglielo: partirà per Berlino, andrà a
studiare in Germania, ha anche trovato un lavoro per mantenersi. E lei verrà
con lui. Sì, verrà. Sì.
Si fa notte intanto.
Loro sono ancora nel parco ignari dello spazio e del tempo intorno a loro. Non
c’è nessuno in giro, o così sembra. A un certo punto una figura di uomo si
staglia in lontananza.. canta una canzone stonata. E’ visibilmente barcollante
e ubriaco.
Giulietta perché mi ha lasciato io ero perfetto per lei che ora è e la
rendevo felice chi le ha scritto in bacheca chi è me l’ha portata via perché troppa
vodka non mi vuole più cosa ho sbagliato cazzo la odio la odio la odio la odio la amo la amo la amo sono loro sono loro sono cazzo loro sono
lì sulla panchina nel parco fanculosiabbraccianosibacianodovreiesserciiolìchièquellolefogliel’odoreerbatagliatamipiacetagliatanauseahobevutosonoubriacoforsesiforseioquellolopicchiolouccidoelariportoouccidoanchelei
La figura è Paride
che si avvicina e urla frasi sconnesse, dice che rivuole Giulietta. La
situazione peggiora, Paride prende un bastone e lo brandisce contro Romeo. Lui
è più grosso, ma Romeo è sobrio. Schiva il colpo, lo schiva di nuovo ma a un
certo punto viene ferito. La rabbia si impossessa di lui, lo spinge. Un attimo.
Paride perde l’equilibrio, cade. Non si rialza più. Lo chiamano. Non respira. “E’
morto?” “E’ morto. Ha sbattuto la testa contro un masso.” Romeo e Giulietta
fissano per un tempo interminabile il corpo privo di vita di Paride. Congelati,
immobili come lui. All’improvviso un urlo squarcia il silenzio. “L’avete
ammazzato!” Rosalina. Tutti hanno sempre saputo che lei amava Paride
follemente. Per questo ha sempre rifiutato Romeo. Ma paride non la degnava di
uno sguardo…eppure lei lo ha seguito, anche se era ubriaco e in cerca della
donna che lo aveva lasciato, sperando in chissà cosa, magari di rubare un
bacio... Rosalina piange e si dispera sul corpo morto di Paride. Lo scuote come
se fosse solo addormentato. Minaccia di chiamare la polizia. Romeo si allontana
un attimo. Raccoglie qualcosa per terra. Un sasso. La colpisce con forza sulla
testa. Lei si accascia a terra.
“Cosa cazzo facciamo
ora? Li hai ammazzati tutti e due! Abbiamo due cadaveri! Cosa ne facciamo? Perché
hai ucciso anche lei?” “L’ho fatto per il nostro futuro. Avrebbe chiamato la
polizia. L’ho fatto per noi.”
Romeo e Giulietta
sfrecciano per le vie di Berlino su una macchina noleggiata. Ora hanno
documenti falsi, una nuova vita, sono felici. A casa un’altra macchina è bruciata. Dentro ci sono i corpi
carbonizzati di un ragazzo e di una ragazza. Un terribile incidente penseranno
tutti. Solo quattro persone sanno la verità. Due non possono più parlare. Due
non parleranno mai. E’ come se nulla fosse mai accaduto. Nessuno li ha scoperti
e trovati, per ora.
Romeo sogghigna: “Magari
all’inizio hanno pure pensato fossimo noi quelli nella macchina. Magari tutti hanno
pensato che mai vi fu storia di maggiore dolore che quella di Giulietta e del
suo amore!”
Giulietta appoggia la
testa sulla spalla di Romeo e sorridendo chiude gli occhi.
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