lunedì 9 luglio 2012

«Carta Velina» il racconto per il concorso "Indagine su Giulietta" di Anna Rita Lisco

Fanno così soltanto perché è di colore.
Pensavo fossero di idee più aperte e oggi invece mi sono ricreduta. E’ vero ho solo sedici anni ed una vita davanti, ma loro che ne sanno quello che ho dentro. Passeggio avanti e dietro da quasi venti minuti.
Lui mi aspetta giù in macchina. Ha lo stereo acceso, lo sento dalla finestra aperta.
I miei sono intrisi di pregiudizi.
-       Ma Deborah è folle. Ti sei innamorata di un calciatore.  Lo sai quelli come le trattano le ragazzine come te?
-       No. E come?
-       Le usano e basta. E dopo essersi stancati, avanti un’altra!
Questa volta a parlare è mia sorella Daria, che nonostante i suoi 25 anni suonati, ragiona all’antica come mia nonna.
Preferisco non risponderle, tanto lo so che è dalla loro parte. Ma chi se ne frega, possono dire quello che vogliono, io Mario continuerò a frequentarlo. E se si innamorasse davvero di me? E se non fossi una delle tante? In fondo sono stata chiara con lui: per me sarebbe la prima volta.
Lui mi ha dato un buffetto sulla guancia come si fa con le bambine impertinenti.
E’ di una tenerezza disarmante. Ha aggiunto che anche per lui sarebbe la prima volta che si innamora.
Allora è fatta. Davvero. Perché dovrebbe prendermi in giro? E poi questa zavorra me la voglio levare.
Sono stufa di non poter confrontarmi con le altre che lo hanno fatto persino a tredici anni. Ed io qui, ad aspettare il treno su una panchina desolata.
Non voglio essere diversa.
Ho cominciato a fumare di nascosto per darmi un tono. Prendo le pasticche in disco perché così fanno tutti.
Essere fuori è da sfigati.
Mario tutto questo non lo sa, io gli parlo da intellettuale, sa che provengo da una buona famiglia. Antiquata, ma benestante. E’ questo quello che conta.
Si abitueranno i miei. Lo so. Intanto sono ancora qui che logoro il pavimento, in attesa che papà mi conceda il benestare.
-       Io e mamma ne parliamo tra noi e poi ti diciamo cosa ne pensiamo.
Mi hanno liquidata in questo modo, come una bambina che della vita ha ancora da imparare tutto.
Invece mi sa che quello che so io mia madre ai suoi tempi neanche poteva immaginarselo.
Comincio a innervosirmi. Il rimmel sento che cola sulle guancie e il naso è lucido come un pomello.
Per Mario voglio essere perfetta, impeccabile, così ci vogliono i ragazzi. Fanno continuamente confronti con quelle della tv, dicono che quelle si che sono belle e hanno tutto al loro posto.
A diciotto anni, me le rifaccio le tette, così vedremo cos’ altro avrò da invidiare a quelle. Si sono belle ma vuote, io invece sono anche intelligente e qualche volta faccio anche l’elemosina ai poveracci.
Continuo a sistemarmi la cinta dei pantaloni, dove per emergenza ho fatto fare un buco dal calzolaio. Quando l’ho comprata era perfetta, poi Mario mi ha detto che ero troppo in carne e così ho perso qualche chilo per compiacerlo. Ci sono in giro troppi avvoltoi mascherati da gallinelle e Mario me lo voglio tenere stretto ancora per un po’.
Lui l’ambiente lo conosce.
Mi ha detto che mi presenterà un tipo che ha le mani impastate, mi sa un produttore che mi farà fare un provino per qual cosina in TV.
I miei sono solo degli antiquati senza cervello. Non sanno dove voglio arrivare.  Mi tarpano le ali.

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