-Medemoiselle Giulietta Capuleti
è desiderata alla reception AD
padiglione 16 dell’ala est del
paradiso-
L’angelo Annunciatore dovette
ripetere per ben tre volte l’avviso prima che questo potesse essere captato
dalla giovane ragazza intenta com’era a ricamare su una tela di lino le proprie
iniziali e quelle del suo amato.
Non riusciva a credere alle
proprie orecchie, erano più di settecento anni che attendeva un qualsiasi
messaggio e ora ,che finalmente veniva convocata, indugiava a muoversi, era
come se quelle parole l’avessero paralizzata.
L’ago che teneva tra l’indice e
il pollice era rimasto in sospeso all’altezza dei suoi grandi occhi ornati da
ciglia setose, il filo lucido e ritorto era teso al massimo e formò una serie
di piccoli cerchi concentrici nel momento che lei mise a riposo quel minuscolo strumento di spasso e di
lavoro.
L’ordito s’increspò leggermente
per la spinta frettolosa della cruna e l’ago parcheggiato nella lettera R
artisticamente decorata richiamò l’attenzione del suo sguardo e del suo cuore e
rimase ancora intrappolata per alcuni istanti nel flusso dei ricordi.
Sfogliò le pagine della sua vita
e le più belle le diedero l ‘impulso di precipitarsi senza indugiare,
attraversò con leggiadria lo spettacolare giardino dell’Eden e giunse a una
maestosa scalinata a doppia rampa, non fece in tempo ad appoggiare la scarpina
di raso lucente sul primo gradino che fu investita da una emozione profonda .
- Venga
pure da me.- La esortò un angelo dal piumaggio azzurro, il più alto tra i tre
incaricati di districare le pratiche più urgenti.
- Si
sieda pure signorina - incalzò lui
aggiustandosi gli occhiali dalla montatura leggerissima
e raffinata. L’angelo li aveva
avuti in regalo da un giornalista polacco una quindicina di anni fa quando andò
sulla terra per l’operazione “
Maida frost “ e da allora non se ne era più separato.
- Si metta
comoda e si rilassi – proseguì rassicurante – sa bene che le comunicazioni
riguardanti l’utenza di questo luogo ameno possono essere solo di tre livelli:
gradite, molto gradite o graditissime.-
Detto ciò l’angelo sventagliò
sulla superficie del tavolo tre buste della stessa dimensione,ma diverse per la
tinta della carta poi schiarendosi la voce aggiunse:
- Ne
scelga una, quella che preferisce.-
La ragazza era titubante, cosa
contenevano quelle missive? Si trattava forse di un gioco a premi o di una
specie di quiz televisivo? Le sfiorò delicatamente senza decidere quale
prendere.
L’angelo vedendo la ragazza
così perplessa cercò di
rassicurarla :
- Sappia
mia cara che in ognuno di quei plichi è contenuto un desiderio, non abbia paura
di sbagliare.-
- Sì,
ma ci sono desideri piccoli e altri
così grandi che non osi nemmeno immaginare per non restare delusa. –
- Su,
su signorina i desideri sono sempre desideri e quando si realizzano ci regalano
sempre gioia .
Sagge parole,ma Giulietta era
incerta quanto prima.
Decise allora di affidarsi al
caso, canticchiò una vecchia filastrocca puntellando ad ogni rima baciata
l’angolo estremo delle buste e quando la melodia cessò estrasse un foglietto
quadrato con al centro una scritta in gotico romanico: - Complimenti! Hai vinto
un fantastico weekend sul pianeta Terra! –
- Evviva!
– esultò Giulietta schizzando in aria carica di gioia poi si ricompose e
chiese: - …e Romeo, quando e dove potrò incontrarlo?-
- Una
domanda alla volta signorina ed attenda un attimo per ulteriori dettagli.-
L’angelo aprì il secondo cassetto della scrivania in noce e consegnò alla
ragazza un piccolo oggetto non più grande di una scatola di fiammiferi e
.protetto da una cover nera in lega di magnesio.
- Ne
abbia cura,questo è il suo personale “trova- persone” che le consentirà di
rintracciare il suo Romeo; dall’ultimo bollettino risulta soggiornare a Verona.
- Come!
Romeo si trova già sul pianeta
Terra?-
- Sì,-annuì
l’angelo consultando attentamente il tablet- da quanto posso vedere il viaggio
non ha avuto imprevisti e lui è giunto a destinazione in perfetto orario alle
8,45-
Non fece in tempo a pronunciare
l’ultima cifra che Giulietta si precipitò con la leggerezza e la velocità di
una gazzella verso l’ascensore per il piano Terra,la gonna scarlatta sfiorò il
pavimen-to vitreo e sparì al chiudersi delle porte metalliche.
L’angelo trasalì per lo stupore,
roteò di quarantacinque gradi sullo sgabello in polipropilene e
manifestando apertamente il suo dissenso gridò con quanta voce
aveva nei polmoni:-Si fermi
signorina, deve prima frequentare
il corso di aggiornamento!-
Parole inutili che si persero
nell’aria dolce del Paradiso.
Chi e cosa poteva salvare
Giulietta dalle insidie e dai pericoli del mondo odierno?
L’angelo convocò allora Fra
Lorenzo, gli spiegò l’accaduto e lo incaricò di seguire e proteggere la ragazza
che nel frattempo ,giunta a destinazione ,era rimasta un po’ delusa per l’assenza di giocolieri e
saltimbanchi nelle vie dei borghi della sua Verona.
Non c’era traccia neppure di
tamburini e cantastorie e
l’atmosfera che si respirava era frenetica e convulsiva così cercò di
ricacciare nella sacca della memoria quelle cianfrusaglie di ricordi che le
impedivano di concentrarsi.
Il “trova - persone” le segnalò un itinerario
dettagliato,percorse diligentemente un lungo viale caratterizzato da eleganti
costruzioni Liberty, svoltò a destra lasciandosi alle spalle una abitazione in
pietra con un balconcino e un
pergolato completamente nascosti da una cascata di gelsomini. Il profumo era
denso ed inebriante e placò la sua struggente nostalgia di primavera.
S’incanalò in una traversa
lastricata da grandi pietre grigiastre e giunse in una ampia strada del
centro costellata da scritte
coloratissime e fluorescenti insegne al neon.
Si limitò a seguire le istruzioni
e si ritrovò in una specie di gigantesco igloo metallico dalle pareti in
acciaio e con un pavimento completamente rivestito da una sontuosa moquette
color rosso Baccarat.
Giulietta non aveva mai visto una
discoteca e rimase quasi folgorata da quelle luci laser che tagliavano il buio
mentre il fracasso assordante e il tramestio del luogo la risucchiarono in un
vortice di disordinata sconcertante allegria.
“Bip-bip-bip…..”il “trova –
persone” iniziò ad emettere un suono intermittente e prolungato,aveva captato
la presenza di Romeo così Giulietta euforica iniziò a guardare a destra e a
sinistra, in alto e in basso ma del suo amato non c’era traccia. Eppure quel
bip-bip,quasi fastidioso ai timpani continuava a segnalare il successo del
ritrovamento,ma dove mai si era cacciato? Provò a cambiare posizione, due passi
avanti, uno indietro,avanzò in diagonale; il suono intermittente divenne
fragoroso e lei iniziò a ispezionare con lo sguardo ogni centimetro quadrato,
ogni angolo nascosto e proprio dinanzi a lei, riflesso sui vetri opachi di
numerose bottiglie vuote di birra ,tequila e chambrè di ottima qualità, scorse un volto a lei familiare.
Pelle levigata, sguardo profondo e carisma irresistibile,Romeo
sembrava attendere qualcuno e si mostrava quasi infastidito dalla ragazza che
gli stava accanto e lo fiutava come se fosse una preda. Giovane scapestrato
aveva un cuore sincero e si sentì a disagio quando la cubista con il decoltè
coperto soltanto con vistosi bijoux
reperiti al mercatino rionale si avvicinò con audacia a lui e senza
preavviso gli appiccicò le gonfie labbra di vinile sulla guancia .
Il contatto durò pochi secondi
sufficienti per far andare su tutte le furie Giulietta, l’amore era uscito
dagli intrecci della trama originaria di Shakespeare a causa di una stupida
donna di plastica che esternava un interesse convulsivo e tormentoso,per il bel
Romeo. Il make-up era perfetto,il vestito aderente lasciava intravedere curve
generose,ma non c’era niente in
lei di romantico e profondo .Giulietta la percepì non come una rivale,ma come un essere
gelatinoso,molle, capace tuttavia di ferirla e di procurarle un dolore
indicibile ed un’ira non controllabile che la spinse a sfilarsi la fede
dall’anulare per scagliarla contro Romeo e fuggire con il viso rigato di
lacrime facendosi prepotentemente largo tra la folla euforica e spensierata. Un
movimento brusco e un passo non misurato violarono l’equilibrio di un lucente
vassoio e la camicia candida di un barman dal sorriso luminoso e la pelle color
tabacco assorbì i colori dell’arcobaleno mentre parte dei liquidi e dei pezzi
di frutta finirono sul pavimento. Alquanto contrariato e senza mezzi giri di parole, il giovane
arabo si rivolse a Giulietta in
modo ruvido e diretto mentre cercava di raccattare pezzi di ananas e ribes
prima che questi finissero spiaccicati dalla calca della folla.
Incurante di quanto accaduto e
con gli occhi velati Giulietta avanzava, ma prima di raggiungere l’uscita una
figura dall’andamento eretto e con una borsone che gli segava la spalla la
fermò e la cullò tra le sue braccia paterne.
-Che succede piccola mia? –
-Oh, Fra Lorenzo soffro tanto a
causa dell’infedele – piagnucolò lei.
Deciso e sicuro di sé, il frate
si avvicinò minaccioso al barman ancora accovacciato alla ricerca del fondo di
un bicchiere rotto nell’impatto.
- Non
lui! – Chiarì Giulietta con un filo di voce smorzata dal pianto- Si tratta di
Romeo!- E con il dito indicò il romantico divanetto dal profilo arrotondato che
il suo sposo divideva con un’altra donna.
- Si
è lasciato baciare e ora io voglio solo morire! –
- Non
è il caso di drammatizzare –sentenziò il frate-e poi tu non puoi morire!-
- Perché
mai?- Chiese stupita Giulietta
- Perché
sei già morta – Le sussurrò in un orecchio, poi presa per mano lei ed afferrato
Romeo con uno strattone, condusse la coppia dinanzi ad una anonima utilitaria .
Non lasciò spazio alle proteste dei giovani, invitò lei a sedere sul sedile
posteriore e Romeo alla sua destra poi, con un lamentio raschiante ,accese il
motore; l’ultima autovettura che aveva guidato era stata una 2CV durante la
precedente discesa sul pianeta Terra risalente agli anni sessanta. Dopo lo scossone iniziale e un paio di giri
a vuoto dei pneumatici l’auto attraversò ad una velocità molto prudente le vie
cittadine. Fra Lorenzo stringeva forte il volante, era un po’ teso per la guida
e quel broncio stampato sul visino di Giulietta non gli facilitava il compito
.La ragazza non voleva saperne di perdonare Romeo che ,dal suo punto di vista
,si sentiva perfino offeso perché riteneva ingiuriose le accuse della sua
amata. Tra i due iniziarono vivaci scambi di battute al punto che Fra Lorenzo
perse la sua flemmatica pazienza, premette l’acceleratore a tavoletta, frenò
bruscamente ed estrasse dal cruscotto un CD, la custodia in carta riciclata
color paglierino riportava il titolo “ Corso di aggiornamento - adattamento per il pianeta Terra
“.Sollevato al pensiero che quel piccolo disco avrebbe risolto ogni problema lo
inserì nel computer di bordo ma sullo schermo sottile ed ultraleggero non
apparve il professor Roger per spiegare l’evoluzione storica degli ultimi sette
secoli ma quattro magici ragazzi di Liverpool che giocavano a fare i duri
e che con le corde delle loro
chitarre sapevano parlare di pace e d’ amore. Il frate si stropicciò gli occhi,
deglutì per l’imbarazzo e si mise alla ricerca del CD originale senza rendersi conto che quella melodia
cristallina stava conquistando anche lui. Rovistò in ogni angolo e nel momento
trionfale del recupero decise che non era il caso di visionarlo per non
interrompere la più travolgente favola mai ascoltata.
Senza preavviso la passione, mai
spenta, aveva avuto il sopravvento, Romeo, trascinato dalla forza del suo
desiderio, stringeva teneramente tra le mani la testa riccioluta e libera di
Giulietta. Piena di sogni e di struggenti ricordi, la testa si lasciò
trasportare dal linguaggio del cuore,il collo si inarcò, le labbra si
sfiorarono e una scossa inebriante attraversò ogni singola cellula.
Fu allora che Fra Lorenzo con un
self – control tutto anglosassone aprì la portiera, si sedette sul marciapiede
e dalla sua sacca tirò fuori un pacchetto di sigarette, lo rigirò più volte tra
le dita, trovò umoristica la scritta “ il fumo nuoce gravemente alla salute “ e
con una serenità infinita aspirò il fumo aromatico e amarognolo disegnando una serie di cerchi
concentrici che si dileguavano man mano che salivano verso una striscia di cielo color cobalto sovrastante
Verona.
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