lunedì 27 agosto 2012

«Sheila» il racconto di Antonio Borrelli per il concorso "Indagine su Giulietta"


Quante persone aveva visto sfrecciare dinanzi al suo esile corpo. Sembravano tanti razzi sparati nell’aria, come una frenetica danza pirotecnica, forse costretti da una vita che loro non gradivano. Stanca, una giovane ragazza li fissava. Questo luccichio di vetture perdurava una notte intera; purtroppo questo era il suo lavoro. Spesso si domandava se la follia delle proprie speranze, fosse paragonabile a quelle dannate macchine di ultima generazione. Una vita occasionale che non le se addiceva, e moriva di nascosto.
Esisteva solo per alcune decine di minuti. Avidi clienti senza scrupoli, da quei bravi padri di famiglia ai poveri disperati, formavano intere frotte invisibili che scorrevano in quella strada. Una vita da bambina spezzata, che non avrebbe mai pensato di scontare in Italia, per essere costretta a vivere lontana dalla sua famiglia d’origine: i genitori l’avevano svenduta per mille euro.
Cupi ricordi annebbiavano quel suo ingenuo dramma, come quel suo primo amore verso Fatmir, un bel ragazzo dagli occhi verdi; tuttavia quel suo viaggio d’amore a Venezia, si trasformò in una prigione intessuta di ebano e cristalli purissimi. Lacrime, botte e sevizie di ogni genere avevano insanguinato il suo amore per lui. Quel sentimento giovanile trasfigurò in un dramma a cielo aperto.
Ogni sera mercanteggiava il proprio corpo, ma non la sua anima; pertanto l’amaro destino le aveva dato una condanna bastarda. Spesso piangeva, sempre di nascosto. Era divenuta schiava della cocaina, quella bianca pioggia maledetta, e l’aveva cancellata. Rinasceva ogni notte, e simile alle falene volava nella luce; così che nessuno la notasse, come un morto in un giorno di festa.
Ingegneri, architetti, medici, preti, militari e anche donne; insomma tutti volevano un sorso di Sheila, solo smaniosi demoni. L’inferno bramava sempre la sua anima, ma lei non aveva ceduto. Pioggia, vento, caldo e gelo si avvicendarono nel corso dei mesi; dopo molto tempo gli angeli risposero alle sue quotidiane paure. Una legge contro la prostituzione aveva limitato, grazie a severi controlli, quel via vai continuo di fameliche automobili lussuose; ciononostante una notte verso le dieci, una Ford rossa si avvicinò.
«Ciao.» esclamò una voce maschile armoniosa.
«Ciao.» rispose Sheila.
«Mi sono innamorato di te.» disse rapidamente quell’uomo.
«Si, certo. Tutti me lo dicono da mesi!» urlò Sheila.
«Ti prego, credimi. Voglio renderti felice.» dichiarò l’uomo.
«Se ti credo….mi lascerai libera?» chiese incuriosita.
«Fidati di me.» confermò con un tono sicuro.
Sheila temeva i maniaci seriali, perché già in passato rischiò.  Entrò in quell’automobile rossa fuoco, rivolgendo il suo sguardo verso quell’uomo sconosciuto. Aveva trentacinque anni, un fisico palestrato e un modo grazioso nel guidare. La ragazza non concepiva quel tizio stradale come un pericolo, tanto che aveva accettato l’invito senza pensarci troppo. Era diventata pazza?
Molte volte la forza della disperazione è maggiore del pericolo stesso; malgrado ciò il suo destino avrebbe rimescolato le carte. La macchina rossa avanzava spedita nella notte afosa, ma tutto a un tratto si fermò davanti al cancello di una villa palladiana. Improvvisamente l’uomo scese rapido dalla vettura, e fissandola dall’esterno del finestrino, spinse la vecchia apertura del cancello: erano giunti in un paradiso verde, distante solo pochi chilometri dall’inferno quotidiano vissuto dalla ragazza.
Sheila smontò dall’automobile appena parcheggiata nel cortile. A lenti passi varcò l’uscio di quell’abitazione settecentesca; in altre parole un sogno si trasformava in realtà. L’uomo sconosciuto prendeva le sembianze di un principe azzurro, strano ma buono.
«Entra amore mio.» disse l’uomo mentre la fissava.
«Amore?...nemmeno mi conosci!» rispose sconvolta Sheila.
«Io sono perdutamente innamorato di te.» confermò l’uomo.
Una storia impossibile si stava concretizzando, sotto una luna spoglia di rancore, mentre un leggero vento soffiava nel giardino. L’uomo sconosciuto incarnava quel sogno di una vita insperata, nemmeno l’amore per Fatmir l’aveva resa davvero così felice. Nella follia di quella notte si oscurarono le sue mille paure, all’interno del suo cuore regnava l’eterna riconoscenza amorosa. Appena entrati in quella nuova casa, Sheila si sentì a suo agio.
«Non è possibile.» esclamò la ragazza.
«Se vuoi questa casa, sarà la nostra.» rispose l’uomo.
«Posso solo conoscere il tuo nome?» chiese la giovane.
«Francesco.» rispose l’uomo sconosciuto.
Può una persona innamorarsi di uno sconosciuto appena visto? L’amore persegue vie nascoste ai miseri comuni mortali, tanto che non sarebbe mai giusto giudicare una relazione sentimentale. Sheila s’infatuò di quel bell’uomo sconosciuto, che rispondeva solo al nome di Francesco; giacché il passato avrebbe rappresentato solo un fosco ricordo da dimenticare al più presto. Era la stagione delle ciliegie, il caldo soffocava le finestre della villa palladiana, ma l’amore nasceva finalmente in quei due cuori. La strada era un pallido incubo, che venne raso al suolo in una notte candida: baci, carezze e veri sentimenti aleggiavano in quel bellissimo posto, circondato da robusti pioppi e sani cipressi.
L’anno seguente, Sheila rimase incinta di due splendidi gemelli. Quell’amore nato all’improvviso, nello stesso modo donava gioia ai due innamorati. I sogni sembrano castelli trasparenti, almeno così dicono. Quei giorni  d’amore trascorsero in maniera allegra. Purtroppo l’uragano arrivò senza preavviso, riportando Fatmir nella vita della povera innamorata incinta; però adesso non era più sola contro il mostro, perché aveva il suo Romeo vicino a lei.
Giulietta senza speranza di fronte al carnefice, tremante come una foglia autunnale smossa dal vento di Bora. L’incubo prese rapida forma; però in quell’istante Francesco esclamò tali parole:
«Se la tocchi, giuro che ti uccido!» disse Francesco.
«Guardala la schiava…..» rispose Fatmir.
«Dimenticala per sempre.» riferì l’innamorato.
«Allora devi battermi…» disse Fatmir.
Iniziò così una lotta tra i due rivali, tutto sotto gli occhi attoniti della ragazza incinta. Un lungo coltello a doppia lama sfidava Francesco, che cercò un modo di sfuggire a quei continui assalti. L’innamorato di Sheila schivava i colpi, ricordando un guerriero afghano impegnato in battaglia: un coraggio indomito contro la morte. Calci, pugni, stritolamenti e ancora pugni, nel nome della donna contesa; però solo uno dei due avrebbe vinto quella sfida.
Dopo quarantacinque minuti di lotta, Fatmir non si rialzò più da terra, perché la sua stessa arma bianca si conficcò nel suo petto. Sheila aspettava due gemelli, ma la morte non aveva saputo attendere quel conto in sospeso, forse fu davvero meglio così. Una volta calata la notte, Francesco seppellì il corpo del carnefice all’interno del grande giardino alberato della villa palladiana, precisamente adiacente ai laghetti. Nessun prova della contesa doveva essere resa nota al mondo intero: Giulietta era libera.

Da quell’unione nacquero due bellissimi bambini, che avrebbero vissuto una vita completamente diversa rispetto a Sheila; dunque il prezioso combattimento aveva regalato la libertà nella sua vita. Tutto questo le fece dimenticare la cocaina, la strada, quei dannati clienti e tutte le sevizie subite in terra straniera. Lontana da casa, ma libera di vivere l’esistenza come una madre davvero felice.
Una famiglia bellissima, ricordo ancora quella coppia e i loro discorsi, ancora oggi non penso d’aver mai incontrato persone deliziose come quelle. Non conoscevo la loro odissea personale. Non posso giudicarli e mai potrei farlo, anche perché dovrei iniziare dalla mia stessa persona. Giulietta e Romeo rivivono nella loro vicenda, splendida tristezza velata da un forte sapore intenso.
Dolci sogni che si trasformarono in un bellissimo matrimonio, così l’amore clandestino per una prostituta diventò eterno. Ancora oggi voglio ricordare quel biglietto natalizio dei fantastici coniugi De Bellis, forse una lezione che non potrò facilmente scordare:

L’amore è un dono del cielo,
anche quando perdi la speranza,
la luce divina accende la tua vita.
Non smettere mai d’amare il prossimo,
perché condanneresti il tuo cuore all’oblio.


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