giovedì 9 agosto 2012

«Per sempre» il racconto di Ettore Bucci per il concorso "Indagine su Giulietta"


Adrian rimaneva nascosto tra le colonne di marmo che volavano fin sulle capriate più alte chiedendosi in continuo perché fosse entrato in chiesa.
La luce che spaccava i rosoni colorati metteva in risalto il contorno del suo viso, non era cambiato molto: lo stesso taglio di capelli solo un poco più lunghi, le stesse labbra, gli stessi occhiali da sole che non voleva mai togliere. 
La cerimonia proseguiva e le lacrime dei parenti vicini all'altare lo facevano sentire ancora più inopportuno. Li riconobbe tutti, la madre, il padre e i fratelli. Ricordò le minacce subite perché doveva smettere di vederla e si chiedeva se fossero contenti ora che avevano ottenuto ciò che volevano.
Girò nuovamente lo sguardo all’altare. Si sentì assalire da una vampata di caldo dallo stomaco fino alla gola. Il cuore cominciò a pulsare più rapidamente, i ricordi a farsi vivi. Tolse la giacca cercando di scrutarle il viso.
Parecchi anni prima l’aveva abbandonata senza darle spiegazioni. Si era trasferito in un’altra città, si era fatto un’altra vita, ma i ricordi e il rimorso lo perseguitavano giorno dopo giorno. Poi, una mattina, gli arrivò l'invito. Pensò fosse uno scherzo, non sapeva come fosse riuscita ad avere l’indirizzo, ma la firma era la sua. Elena.
La chiesa era piccola e il profumo di fiori freschi misto all'incenso gli dava alla testa. Sbottonò il colletto della camicia.
Da lontano poteva scorgere le ciocche bionde sotto il velo pettinate per l'occasione, ma non riusciva a vederle il volto, si avvicinò facendosi largo tra gli invitati che lo osservavano stupiti. Doveva guardarla negli occhi.
Vide il prete portarsi davanti all’altare.
Il mondo cominciò a girare più lentamente, nel cervello di Adrian tutto si stava fermando. Poteva vedere le labbra del sacerdote muoversi mentre pronunciavano quelle frasi, poteva vedere il chierichetto dondolare l'ampolla dell'incenso, tutto sempre più lentamente. I suoi sensi erano amplificati, sentiva il rumore delle lacrime che scivolavano dai volti.
“VUOI TU...”
Vide il verde degli occhi di lei spostarsi dal basso verso l’alto, luminosi e pieni di gioia come non li aveva mai visti. Quello fu l'istante esatto in cui la vita si fermò. Intorno  a Adrian tutto era congelato, immobile, inchiodato a quell'attimo eterno.
Allungò istintivamente una mano. Avrebbe voluto gridare, vincolare il tempo al suo volere e tornare indietro, tornare al momento in cui il padre di Elena gli buttò in faccia la busta piena di denaro dicendo di non farsi più vedere.
Chiuse gli occhi stordito, sentì la chiesa girargli intorno, sempre più velocemente, sempre più velocemente, sempre più velocemente. Il fragore degli applausi lo riportò di prepotenza alla realtà.
Tutto finito.
Fu tra i primi a uscire, aveva bisogno di aria.
Poco dopo si spalancarono le grandi porte di legno e gli sposi vennero bagnati da una pioggia di riso tra applausi e urla di gioia. La fila di persone che si formò per baciarla diventava sempre più lunga.
Ora poteva vederla bene. Era lei, era veramente lei. Elena.
Mise una mano in tasca cercando la sicurezza della chiave della macchina. Fece pochi passi verso l’auto quando si sentì strattonare. Si voltò di scatto. Gli occhi lucidi, un sorriso imbarazzato.
"Grazie per essere venuto!"
Adrian sentiva un nodo in gola.
"Non dai un bacio alla sposa?" disse Elena cercando di rompere l’imbarazzo del momento.
"Si, Certo...Congratulazioni..." rispose passandosi una mano tra i capelli, scappando  dai suoi occhi.
Lei sentì l’accento straniero delle sue parole, immutato.
"Ma... te ne stavi andando?" chiese dispiaciuta.
"Bhè io... insomma... ho un impegno, ho fatto giusto un salto."
Non aveva più avuto sue notizie, sparito nel nulla, senza spiegazioni se non quelle di disprezzo dei genitori. Solo il tempo era riuscito a lenire il dolore delle notti insonni a chiedersi perché. Ma Adrian adesso era davanti a lei e, nonostante tutto, non provava rancore, non provava rabbia. Poteva percepire il calore del suo sguardo anche dietro gli occhiali scuri.
"Resta, ti prego!" disse stringendogli le mani.
Sentiva il contatto, sentiva le sue mani tremare.
"Io..." non riuscì a farfugliare altro.
"Nel parco del ristorante! Tra un'ora! " disse lei voltandosi e perdendosi tra gli invitati.
Adrian salì in auto e la mise in moto. Si fermò al tabacchino. Aveva smesso di fumare, ma quella era un’ottima occasione per ricominciare.
Un'ora dopo passeggiava per il parco del ristorante provando le stesse sensazioni di tanti anni prima, quando la aspettava ansioso sotto casa. Non poteva salire in quel bell’appartamento, per lui, clandestino senza permesso di soggiorno, era zona vietata, come un cane randagio doveva aspettarla di nascosto. Anche Ivan, l’unico amico fidato di Adrian, era contrario a quella relazione e continuava a ripetergli che Elena non faceva per lui, che avrebbe passato dei guai. Aveva dannatamente ragione. Alla prima rissa a causa di Elena, Ivan venne accoltellato.
Adrian si appoggiò a un platano ricordando quando si promettevano amore eterno ripetendosi in  continuazione: “Per sempre!” Accese una sigaretta assaporando intensamente il primo inebriante fiato. Un lungo guanto bianco gliela portò via.
"Ma non avevi smesso?" disse lei portandosi la sigaretta alla bocca.
 "Ridammela!" rispose il ragazzo imbronciato.
"Dai che ho smesso anche io!" la ragazza gettò la sigaretta dopo aver fatto un altro fiato.
"E DOVEVI SPOSARTI PER SMETTERE DI FUMARE?" risero insieme incrociando gli sguardi.
"Adrian..." la gola strozzata non le permetteva di pronunciare altre parole.
...
"Sei bellissima!" le disse sincero.
"Grazie." rispose a bassa voce.
"La cerimonia è stata stupenda!" continuò il ragazzo.
"Adrian, perché?” lo interruppe violenta lei.
...
La voce di Adrian cominciò a farsi intermittente.
"A... anche... anche lui, si, lui, è molto... si insomma... siete una bella coppia!"  il ragazzo tergiversava goffamente.
...
"E’ stato mio padre vero?" Elena insisteva mentre lacrime amare cominciavano a bagnarle il viso.
...
Ad Adrian mancò il coraggio per raccontarle il passato. Riuscì solo ad abbracciarla. La strinse forte a sé affondando il viso tra i capelli. Poteva riconoscere il suo odore, lo aveva tenuto nascosto per tanti anni, imprigionato nel profondo del cuore, ma in quel momento riaffiorò forte e attraente proprio come il suo cervello ricordava. Respirò a pieni polmoni e guardò il cielo.
"E’ stata solo colpa mia, e non posso tornare indietro. Aveva ragione Ivan. Ma ora davanti hai una vita meravigliosa, una vita che io non avrei potuto darti! Adesso vai! Torna da tuo marito! Io... io devo andare!” Adrian prese distanza sorridendo forzatamente e si diresse verso la macchina.
Un attimo... Una piuma che vola... Un sogno che finisce...
Non lo avrebbe più rivisto, e lei lo sapeva. Il ragazzo si allontanava e il cielo cominciava a tingersi di rosso.
Le dita di Adrian tremavano mentre apriva l’auto. Una mano gli fece girare il viso di forza.
“Per sempre!” Disse la ragazza.
Un soffio di vento leggero... Le loro labbra ... Un regalo eterno...
Il ragazzo chiuse gli occhi e salì in macchina con il sapore di lei in bocca.
Dallo specchietto la vide rientrare nel ristorante tra gli sguardi preoccupati dei parenti che si domandavano dove fosse andata. Un cameriere si avvicinò al padre di Elena consegnandogli qualcosa, l’uomo ebbe un sussulto mentre apriva una busta, la riconobbe, era la stessa busta.
Adrian proseguiva senza destinazione, le lacrime gli annebbiavano la vista. Alzò il volume della radio.
“...Sweet dreams are made of this
Who am I to disagree?
Travel the world and the seven seas
Everybody's looking for something…”
Fu questione di un attimo, schiacciò la frizione e mise la terza. Accelerò chiamando tutti i cavalli che il motore poteva dargli.
Alcuni passanti lo videro per un attimo volare libero come un uccello, sventrare il guardrail e precipitare lungo la scogliera.
Mentre l’auto scompariva tra i flutti, un ultimo grido usciva dall’abitacolo.
“Per sempre!”

“Andiamo via di qui, a ragionare ancora di questi dolorosi avvenimenti; a qualcuno sarà perdonato ed altri sarà punito; poiché non ci fu mai storia più pietosa di questa...”

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